In questa pagina troverete dei “ricordi”, alcuni divertenti, altri meno, che abbiamo vissuto durante la nostra presenza nel mondo delle Corse degli anni ’70.
Eravamo  un gruppo di persone che, con fondi assai limitati, poche informazioni e molta iniziativa, andava in giro per l’Italia  e per l’Europa incassando, tra una delusione e l’altra, anche qualche risultato sportivo degno di nota.

Saremo ben felici di pubblicare ogni scritto che i nostri clienti ci invieranno.
Come prossima “storia” vi racconteremo come è iniziata la nostra avventura con la Stratos…dalla presentazione a Torino, al viaggio di ritorno a Firenze con Runfola al volante e la Targa Prova fermata con il nastro da pacchi, alla sorpresa nel vedere il totale stravolgimento della ciclistica rispetto alla Stratos prototipo ufficiale  che avevamo ospitato nel nostro stand alla “Firenze Motori” del 1974.

Buona lettura…

IL CAMION FANTASMA

Verso il 1976, nell’ambiente delle corse girava voce della misteriosa sparizione di un camion Assistenza ufficiale Lancia.
I bene informati dicevano che era stato rubato nel piazzale dell’ Autogrill di Lagonegro, mentre gli autisti prendevano un caffé.
Il camion era pieno di ricambi della Stratos ufficiale, che  anche all’epoca, costavano un occhio della testa.

Non era raro, sui campi di gara, essere avvicinati da individui che ti proponevano un treno di gomme, un cerchione, o altri pezzi di ricambio… su cui era meglio non fare domande.
Gli addetti ai lavori sapevano però  che il Reparto Corse punzonava i propri cerchioni  con una piccola stellina, che rimaneva visibile pure sotto diversi strati di verniciatura.

Un giorno, si affacciò nel superjolly un tipo che mi propose un incisore a caldo ( utilissimo per trasformare le “slick” in   pneumatici da pioggia )
ad un prezzo assai modesto…
La tentazione fu forte, ma rifiutai  perchè probabilmente proveniva da “quel camion”, ed ho preferito dormire tranquillo.

L’AUTORIMESSA DI MERANO

Settembre 1972, cronoscalata Bressanone-Sant’Andrea.
Tutto filava liscio, ma poi arriva la telefonata da Runfola…

“Mauro…la macchina é troppo bassa e non passa sulla pedana delle verifiche … le prove me le  hanno fatte fare ma se non si rimedia,  alla gara non mi faranno partire”
Eravamo in lizza per il Campionato della Montagna, quindi si doveva rimediare per forza.

Caricata la Flavia, mi sparai tutta la strada fino a Bolzano e poi fino a  Merano, dove Runfola riuscì a trovare un’ officina disposta a darci ospitalità per la notte, che avremmo passato a lavorare sulle sospensioni della Zagato.
Era un freddo cane e durante l’intervento, che durò dall’una alle sei del mattino, i due custodi  chiusero di colpo la saracinesca.
Sarà stata la stanchezza, oppure  che i due tipi  praticamente non parlavano l’italiano, ma mi saltò in testa che intendessero rapinarmi.
La saracinesca chiusa avrebbe  compromesso  l’unica possibile via di fuga ed allora, adducendo che avevo caldo, (ci saranno stati quattro gradi) la riaprii, fra lo sbigottimento dei due.
Dopo una mezz’oretta tornarono alla carica dicendo “Friddo Friddo” e richiusero  la saracinesca ed io testardo…”Caldo Caldo…a me fa caldo…aria” la riaprivo.
L’ insano balletto “del caldo e del friddo” durò fin verso le tre poi i due custodi gliela diedero sù e, pensando che fossi un po’ matto, si chiusero a dormire in ufficio.
Alle sei chiusi il cofano e riconsegnai la Zagato a Runfola per farmi un paio d’ore di sonno agitato, poi di nuovo in piedi per la gara ed il viaggio di ritorno, arrivo previsto a Firenze per mezzanotte.
Ai due custodi chiedo scusa ora per allora, prometto che se capiterò da quelle parti passerò a fargli un saluto, magari in piena estate.
In famiglia ancora ridono quando lo racconto ma quella sera non risi affatto, mettetevi nei miei panni.

Ah, dimenticavo…il “Marziano” mi ripagò della fatica con una bella vittoria.

131 ABARTH…MA SI, PROVIAMOCI

Nel 1976, il nostro Chieli mise gli occhi ( e successivamente un assegno ) su una Fiat 131 Abarth, di proprietà della Concessionaria Fiat di Sansepolcro. La vettura, pur avendo una preparazione al motore  tutto sommato leggera, denunciava un problema di motricità al posteriore talmente grave che difficilmente arrivava al traguardo delle Cronoscalate senza danni di carrozzeria.
Dopo varie prove, ci rendemmo conto che il motore, con i suoi  150 cavalli, metteva spesso in crisi il differenziale posteriore.

Caricato il pezzo nel baule della Flavia, imboccai l’ autostrada verso Modena, diretto da colui che in precedenza ci aveva risolto diversi  problemi sulle trasmissioni di Fulvia e Stratos, cioè l’ Ing. Valerio Colotti.
Non feci in tempo ad aprire il baule, che l’ Ingegnere mi prese sottobraccio per mostrarmi le ultime novità all’  interno dell’ Azienda.

Il pezzo forte, erano dei   monitor a luce verde dentro ai quali si vedevano ruotare alberi ed ingranaggi…un vero spettacolo per gli occhi.
“Giani, mi disse…se il cliente è disposto a spendere qualcosina in più, possiamo realizzare un autobloccante particolare, misto frizioni/chiavette, di nuova concezione che si chiama Duo-Block”
Sentito il Chieli, detti il via all’ Ingegnere per la realizzazione.
Dopo un breve rodaggio, il Duo-Block mantenne le promesse, regalando al pilota immense soddisfazioni in termini di tenuta di strada, anche  sui tornanti più insidiosi.
Un bel giorno però, al Parco Chiuso dello Spino, vidi Odoacre ed un signore appoggiati al cofano della 131, che confabulavano a bassa voce… dopo un’ oretta me lo vidi arrivare tutto sorridente e mi disse..
” Mauro, quel signore mi ha fatto una offerta che non potevo rifiutare…ma stai tranquillo, ho già un pensierino su cosa reinvestirli…”
Manco a dirlo, un mese dopo una Stratos verde pisello era in lavorazione in via Masaccio.
Caro Odoacre, con un cliente come te era un vero piacere lavorare.