SONO I NOSTRI CLIENTI, SIA SPORTIVI CHE NON, AD ESSERE IL VERO “MOTORE” DELLA NOSTRA ATTIVITA’.

DI QUELLI  “NON PILOTI” RICORDO LA GRANDE SIGNORILITA’, QUANDO IL MARCHIO LANCIA ERA SINONIMO  DI CLASSE AGIATA.

DEI  PILOTI RICORDO L’ IMPEGNO E LA VOGLIA DI CREDERCI, CHE SI MATERIALIZZAVANO NON SOLO IN GARA, MA ANCHE FUORI DALLE COMPETIZIONI, QUANDO SI DOVEVA FARE I CONTI CON LA REGOLARE MANCANZA DI MEZZI E RISORSE.

QUESTA PAGINA VUOLE ESSERE UN RINGRAZIAMENTO A LORO, PER L’ IMPEGNO E L’ AFFETTO CHE CI HANNO MOSTRATO, SIA DENTRO CHE FUORI DALLA PISTA.

 

           MAURO CIUCCHI

 

 

 

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LE NOSTRE VITTORIE PIU’ IMPORTANTI

  • RALLY COSTA DEL SOL 1968 (POLLI-HF 1.3 GR.4)
  • CAMPIONATO ITALIANO REGOLARITA’ 1969 (PAVANELLO-HF 1.3 GR.4)
  • CAMPIONATO ITALIANO REGOLARITA’ 1970 (PAVANELLO-HF 1.3 GR.4)
  • 12 ORE SEBRING-USA 1970 (R. KENNEDY-HF 1.3 GR.4)
  • TROFEO MONTAGNA 1974 (CHIELI-ZAGATO COMP. 1.3 GR.4)
  • TROFEO MONTAGNA 1974 (MADIAI-HF 1.6 GR.4)
  • TROFEO MONTAGNA 1975 (PALMAS-ZAGATO COMP. 1.3 GR.4)
  • TROFEO MONTAGNA 1975 (RUNFOLA-STRATOS GR.5)
  • TROFEO MONTAGNA 1976 (RUNFOLA-STRATOS GR.5)
  • TROFEO MONTAGNA 1976 (VIRZI’-STRATOS GR.4)
  • TROFEO MONTAGNA C.I.V.S. 1994 (CARAFA-FULVIA 1.2 GR.4)
  • TROFEO MONTAGNA C.I.V.S. 2003 (MATTEUCCI-FULVIA HF 1.3 GR.4)
ODOACRE CHIELI

Odoacre CHIELI  mi ha sempre colpito per la sua grande correttezza, non perdeva mai le staffe, mai una parolaccia. E’ stato un grande amico di famiglia, anche i mei figli lo ricordano spesso.
Lo conobbi nel 1968, era un giovane – anzi eravamo giovani – dirigente della Buitoni.
Mi raccontò che aveva fatto qualche gara con una Fulvia sponsorizzata da una concessionaria Lancia di Sansepolcro, mi pare fosse la LOMBEZZI, che purtroppo non andava come lui voleva.
Decisi di metterci le mani e la macchina cominciò a fare il suo e nelle sue mani le soddisfazioni non mancarono.
Anni dopo, nel 1976, passò ad una STRATOS color verde pisello con cui fece numerose gare in salita ottenendo ottimi risultati dopo di che smise di correre, a causa di un cuore che non funzionava come doveva,
forse perché troppo grande..
In seguito ci ha lasciati ma é come se fosse ancora con noi.
Ancora mi piace pensare che ogni tanto ripassi sul tracciato del Passo dello Spino, la sua gara di casa..

ANTONIO “NINNI” RUNFOLA

Antonio Runfola venne soprannominato “il marziano”  per via della sua capacità di tenere giù il gas quando il 99%  dei comuni “terrestri”  lo avrebbe alzato da un pezzo.    

Ci siamo conosciuti nel 1969 alla Pieve Santo Stefano, quando dopo le prove, venne a farci visita al tendone-assistenza del Chieli, lamentando che il motore dopo i 6000 giri “sfarfallava” ed aveva un calo di erogazione, e chiedendo se potevamo dargli un’ occhiata.
Dal momento che la Zagato di Odoacre era già pronta per la gara dell’ indomani, accettai di buon grado, ed una volta smontato il coperchio delle valvole, notai che gli alberi a camme della sua Zagato Competizione ( tra l’ altro, una delle 22 originali ) avevano il profilo usurato.
Spiegai a Runfola la situazione,  mi rispose che avrebbe fatto la gara ugualmente, e  poi avrebbe deciso cosa fare.
All’ indomani rimasi allibito quando, leggendo i tempi della gara, notai che era arrivato di pochissimo dietro al Chieli, con un motore che non superava i 6000 giri..
Lo vidi poi caricare la Zagato sul carrello, ma invece di riportarla a Cefalù, la scaricò in via Masaccio…ed è così che ebbe inizio il mio rapporto con il “Marziano.”
Il 1970 fu una stagione abbastanza piatta, ma nel 1971, con l’ attuazione del regolamento  “Allegato J”, si poteva finalmente intervenire sui collettori ed allargare le carreggiata.

La Sport Zagato e la Coupè HF, fino a quel momento poco competitive,  cominciarono a turbare i sogni degli aspiranti alla classifica assoluta.

Non saranno state molto potenti, ma erano maneggevoli e sui tornanti risultavano assai efficaci.

Con il piede giusto, ovviamente…
Nel 1973, “Ninni” si prese un anno sabbatico, poiche’ dovette prendere una decisione molto impegnativa.

per farla breve, i 125 cavalli della sua Zagato 1.3 non lo soddisfavano più, e mi propose un accordo per acquistare e preparare una Stratos.
Avendo piena fiducia l’uno dell’altro, nel 1974 andammo insieme a Torino alla  presentazione del prototipo, e la prima persona a cui chiedemmo  un parere fu Cesare Fiorio, direttore della squadra corse.

La sua risposta, purtroppo, non fu molto incoraggiante:

“Giani, nelle Cronoscalate la Stratos correrà nella classe 3 litri, dove i Porsche 911 la fanno da padrone. Da parte nostra vi daremo il massimo appoggio, ma non sarà impresa facile”

Fiorio ebbe ragione, ma solo in parte, in quanto gli ossi più duri in classe 3 litri non si rivelarono le 911, ma le altre Stratos, curate da Facetti, Maglioli, Michelotto ed University motors.

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ROD KENNEDY, MIKE TILLSON, BOB SAMM

Era il 1969, eravamo all’inizio dell’attività sportiva, ed uno dei miei clienti, Giovanni “John” Lami, venne a chiedermi se volevo preparare una Fulvia HF 1.3 per un cliente americano, un certo Rod Kennedy.

Sulla preparazione gruppo 4  ricevetti “carta bianca”. L’ unica richiesta espressa del cliente texano fu quella di verniciare i codoli dei parafanghi di bianco, cosa che mi ricordai di fare ( con barattolo e pennello) solo poche ore prima che arrivasse il trasportatore.

Nel gennaio del 1970, il sig. Lami torno’ in Officina con una lettera scritta da Mr. Kennedy piena di ringraziamenti in quanto aveva appena  vinto il campionato Sedan classe  1.3 e che tra pochi mesi avrebbero tentato la 12 ore di Sebring, di cui all’epoca si avevano scarse notizie se non per il fatto che la Ferrari da anni provava a vincerla con un’agguerrita schiera di equipaggi.
Rod Kennedy, anni addietro, aveva già partecipato alla 12 ore di Sebring, nello squadrone Lancia-USA, capitanato dal nostro Maglioli.
Purtroppo fu  una debacle tremenda perché alle ultime tornate Maglioli rimase senza benzina e la Lancia ci rimase così male da  non volere  ripetere il tentativo e tantomeno dare appoggio a piloti prIvati.
Ma il nostro Rod, che evidentemente credeva moltissimo nella piccola HF 1.3, decise di tentare da privato nella edizione del 1970, chiamando Mike Tillson (pilota ufficiale di Lancia USA)  e Bob Samm (un veterano della 12 ore  che conoscendo bene la direzione di gara, vigilò che non venissero fatte “manfrine”)

La 12 Ore di quell’anno,tra l’altro,  sarebbe entrata nella storia dell’automobilismo per la partecipazione alla gara dell’attore Steve McQueen che in coppia con Peter Revson alla guida di una Porsche 908 perse la gara all’ultimo giro in una volata con la Ferrari di Andretti , “soffiata” a Vaccarella.
Anche l’HF  ci mise del suo…verso la quarta ora urtò con la Ferrari di Sam Posey ed il prototipo di vetroresina andò in mille pezzi, uno dei quali sfondo’  il  radiatore…con buona pace del Drake.
La piccola Fulvia resse botta, sino alla settima ora in cui la batteria ando’ a massa  (il pavimento “a gradoni” della pista, ricavata da un aeroporto militare della 2 G.M. causo’ dei veri e propri “autosmontaggi” alle vetture)
Mike Tillson, in quel momento alla guida e rimasto a piedi,  fu costretto a smontare la batteria e farsi una bella corsetta per raggiungere i box.
Li il meccanico, Eric Van Valkenburg, forni’ una nuova batteria ma tocco’ a Rod  (subentrato a Mike)  la corsa di ritorno verso l’ HF rimasta ferma.
Riuscì a ripartire, ma dopo mezzo giro la Fulvia si fermò di nuovo, e Rod decise di spingerla fino ai box, tra gli applausi ed i fischi del pubblico.
Il meccanico si rese conto che l’ origine del problema era il motorino di avviamento andato in corto circuito, ma non potendo sostituire il pezzo intero  (a norma di regolamento)  decise di ripararlo cambiando un componente alla volta, facendo fermare la Fulvia ai box diverse volte.

Questo espediente, ben conosciuto dagli addetti ai lavori, gli consentì di evitare la squalifica.

La piccola HF  poi resse botta per le successive 5 ore, e tagliò il traguardo.

Dopo un’attesa interminabile, dovuta ai conteggi dei tempi fatti a mano, la grande notizia…la nostra HF aveva vinto la classe 1300 e fu la prima vettura sotto i 2 litri a concludere la gara.
L’ altra Fulvia, una HF 1600 condotta da Wayne Marsula e Robert Clark, a fronte di una maggiore prestazione, dovette fare i conti con un maggiore numero di pit stop, che le fecero perdere molto tempo.

Dopo 50 anni, l’ impresa della piccola HF 1.3 mi fa provare le stesse emozioni di allora…12 ore filate alla media di 122 km/h ! ! !

Complimenti Rod, Mike, e Bob.

Quel giorno avete scritto una pagina indelebile nell’ automobilismo sportivo.

                      mauro ciucchi

GIAMPIERO MADIAI

Conobbi  Giampiero Madiai e la sua Fanalona nel 1973.
Sulla sua HF 1.6 gr.4  ci siamo veramente sbizzarriti, fino a renderla una piccola “bomba”,  veramente dura da mettere dietro, e non c’era gara al cui Parco Chiuso non venisse qualcuno a chiedergli di venderla.
Nel ’74, alla Pieve S. Stefano, decise di riprovare più volte il percorso.
Gli dissi..”Scusa Giampiero, visto che  la macchina va bene, non è meglio metterla al coperto fino alla gara ?”

“Tranquillo Mauro, faccio l’ultima”…

Io, quando mi dicono “faccio l’ultima” da bravo meccanico mi tocco sempre i gioielli di famiglia…perchè é proprio allora che succede l’ imprevedibile…
Giampiero entrò nella sua HF con in mano un panino traboccante di salame, e lo vidi partire abbastanzo impacciato nella guida.

Un pilota di oggi avrebbe avuto in mano lo smartphone  ma allora non c’era.
Io, dal basso, sentivo la macchina che saliva bella piena,  finchè dopo una curva uno “SSSBBBRRAAANNGGG” ed il silenzio.
Con la complicità del panino in mano, fece inghiottire al motore un quinta-seconda da 11.000 giri con conseguente disintegro della frizione e dei bulloni del volano.
Valvole, pistoni e distribuzione si salvarono, per fortuna, altrimenti avremmo potuto andare a casa.
Quel panino da 500 lire  costò abbastanza caro ad entrambi perché decidemmo di tentare l’usuale riparazione notturna.
Ci chiudemmo nell’Officina Autorizzata Lancia di Sansepolcro (grazie ai buoni uffici del Chieli) e richiudemmo il cofano che albeggiava.
Giampiero ci ricompensò con una vittoria che gli aggiudicò il Trofeo della Montagna classe 1600.
E’ stato per molti anni a seguire l’uomo da battere nella classe 1600 delle Cronoscalate storiche.
Guida sempre alla stessa maniera, come se non fosse invecchiato e questo, caro Giampiero, mi fa un po’ d’ invidia.

ANTONELLO PALMAS

Mi ricordo era il 1970 quando venne a trovarmi in officina un distinto giovanotto a bordo di una rossa fiammante Fulvia HF 1,6 Fanalone var.1016.
La sua richiesta fu chiara : voleva una preparazione al massimo livello per gare di velocità in salita ed eventualmente qualche rallye.
Ci trovammo d’accordo su tutto…motore,assetto,rinforzi sulla scocca…ma del differenziale autobloccante non volle neanche parlarne.
Nonostante le mie insistenze Antonello fu irremovibile.. non voleva montarlo in quanto “non adatto al suo stile di guida”.
Completata la vettura (senza autobloccante) Palmas cominciò l’ attività agonistica con un bel piazzamento alla Bormio-Stelvio e, successivamente, dopo 15 giorni, era al via della Tolmezzo-Verzegnis, gare entrambe valide per il Trofeo della Montagna.
In prova tutto filò liscio,il sole la faceva da padrone,ma l’ indomani…SORPRESA !!!
Sembrava di essere in inverno dalla pioggia che veniva giù.. (l’ acqua faceva” le fune”,si dice a Firenze)
Mentre montavo le gomme da pioggia ed alleggerivo leggermente l’ assetto,  un pensiero mi turbava…come farà a scaricare 150 CV in uscita dai tornanti in quelle condizioni di asfalto viscido ?
All’ incolonnamento dello Start non riuscii a trattenermi; andai al finestrino dell’HF e sospirai  al pilota che con il pezzo che era rimasto in magazzino si poteva puntare all’assoluto..
Mi rispose in modo molto pacato.. “mi faccia arrivare in cima poi vedremo..”
Ebbene… l’ indomani alle 9,30 il Fanalone era già piazzato sul sollevatore in via Masaccio.
Le 2 gare successive servirono da rodaggio, sia per le chiavette del differenziale, sia per le braccia di Palmas…”ogni salita è come una regata a remi, ma la macchina sembra su un binario..” mi disse.
I risultati furono dei buoni piazzamenti sull’ asciutto, e diversi assoluti sotto la pioggia…

La “Volpe del bagnato” (così lo chiamavano) dette prova che la  Fulvia era dura da mettere dietro anche con  potenze assai superiori…
Dopo 4 anni di esperienza con il Fanalone, Palmas passò alla Fulvia Sport 1,3 gr.4 (ex Chieli) dotata naturalmente di autobloccante, con risultati che parlano da soli :
1975-  7 gare,7 primi posti,7 nuovi tempi record in salita, Vincitore Trofeo della Montagna gr.4.
Ma l’ idea di “armarsi” di Stratos cominciò a turbare le sue notti, finchè un bel giorno, nel 1977 lo vidi apparire in ufficio e disse:
“Mauro, ho deciso…la Stratos rimarrà un sogno, preferisco dedicarmi alla famiglia”
E, vedendo poi com’è andata direi che la sua è stata un’ ottima scelta di vita.

FULVIA SPORT 1.3 GRUPPO 4 -- FIRENZE MOTORI 1974
FIRENZE MOTORI 1974
VIDEO RIPRESE PER "LA VOLPE DEL BAGNATO", A CURA DELLA UNIV. DI CAGLIARI

BENEDETTO RICCI

Benedetto l’ho conosciuto nel 1970, quando ci portò la sua Fulvia Rallye 1,3 ad allestire per disputare alcuni  Rally-Sprint (o Rally di un giorno, come li chiamavamo a quei tempi)
Una mattina lo vidi arrivare in officina emozionato come un bambino alla vigilia di
Natale.. “mi sono iscritto al rally Linea Mobili di Siena, Runfola mi farà da navigatore!!”
Credevo fosse uno scherzo, ma purtroppo non era così… ci chiudemmo in ufficio, e, sbigottito, cercai subito di farlo desistere, senza mezzi termini: “Runfola non mi sembra adatto a farti da navigatore, non siete, ehm ehm..compatibili fra voi…farai ehm ehm…molta fatica a seguire le note…”
Mi resi conto che era come convincere un bimbo a non entrare a Disneyland.
Passa una settimana, ed eccoci al via del Rally Sprint.. 3,2,1 semaforo verde…via !!!

Destra piena, sinistra piena, destra piena…poi un botto infernale, dovuto ad un albero che entrò nel vano motore della Fulvia…
I piloti fortunatamente scesero incolumi, ma piuttosto ansiosi di raccontarmi  la propria versione sull’ accaduto.
Ricci : “per lui erano tutte piene, mi urlava di tenere giù il gas, ero come in apnea…ed ho perso il controllo”
Runfola : “mamma mia Mauro, vedessi quanto frenava…comunque i Rally Sprint non fanno per
me”.

Danni vettura a parte, posso dire che quella volta e’ andata davvero di lusso…

FABRIZIO FIORDELLI

Presentatomi  dal Chieli nel 1970, capii subito che questo aitante giovane sarebbe diventato il pupillo di Odoacre (fra l’altro,erano entrambi di Sansepolcro, vicino Arezzo).

Fiordelli aveva acquistato da pochi giorni una Fulvia Coupè 2° serie da preparare per gare in salita gr.3 (ossia Gran Turismo di Serie, oggi convertito in Gruppo N)
Gli consigliai, per essere più competitivo, di dotarsi di una  HF 1.3 (più leggera di un quintale e mezzo e con 15 cv in più) e di relegare la 1,3 S alle giratine domenicali… ma ormai la spesa era fatta, e nessuno all’ epoca navigava nell’ oro.
Cominciarono le gare, ed i distacchi con le HF non erano così abissali,  vuoi per la scuola del Chieli (che correva nel frattempo con una Zagato gr.4), vuoi per la voglia di emergere a dispetto di una vettura non molto competitiva..
Il binomio Fabrizio-Odoacre  andò avanti per diverso tempo, ed in molte gare la 1,3 S arrivò davanti a tutte le altre, provocando un certo stupore collettivo.